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In quiesto Breve documento — che, come indica lo stesso termine, chiaríto con filológica ironía nelle sue parti di exordium, dispositio, narra-tío, oorroboratío, apprecatio, dovrebbe soltanto presentare un resoconto e, insieme, una missiva sulla « nuova filosofía » — Santí Lo Giudice ri-vela un atteggiamento ambivalente, che e uno dei pregi del suo lavoro, oltre ad una certa volontá di informare e di informarsi, meticolosa e punti-gliosa (quasi a sommergere il lettore, e gettargli davanti i temi di fondo e i temi di dettaglio, con fare brillante, con stile a volte giomalistico, a volte epistolare: il che conferma una immediata simpatía per la materia trattata). Ma ogni sentimento, se immediato, e ambivalente, poiché dopo l'ade-sione dovra distaccarsi, nella mediazione, dal suo oggetto; tal che il no, l'odio, il rifiuto, deve tra-mutarsi ín consenso, o almeno in pieta, e dunque in considerazíone positiva quando íl sentimento si rífletta su di sé e si faccia giudizio e si...
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In quiesto Breve documento — che, come indica lo stesso termine, chiaríto con filológica ironía nelle sue parti di exordium, dispositio, narra-tío, oorroboratío, apprecatio, dovrebbe soltanto presentare un resoconto e, insieme, una missiva sulla « nuova filosofía » — Santí Lo Giudice ri-vela un atteggiamento ambivalente, che e uno dei pregi del suo lavoro, oltre ad una certa volontá di informare e di informarsi, meticolosa e punti-gliosa (quasi a sommergere il lettore, e gettargli davanti i temi di fondo e i temi di dettaglio, con fare brillante, con stile a volte giomalistico, a volte epistolare: il che conferma una immediata simpatía per la materia trattata). Ma ogni sentimento, se immediato, e ambivalente, poiché dopo l'ade-sione dovra distaccarsi, nella mediazione, dal suo oggetto; tal che il no, l'odio, il rifiuto, deve tra-mutarsi ín consenso, o almeno in pieta, e dunque in considerazíone positiva quando íl sentimento si rífletta su di sé e si faccia giudizio e si risolva nella mediazione; cosí come l'immediato amore, ed insomma l'adesione totale-sentimentale, il si, si tramuta in no, in distacco, in distanza critica, nel momento della mediazione. L'ambivalenza di questo Breve documenta, pero, consiste non tanto in un ambiguo consenso con la cosiddetta « nuova filosofía » (ché, anzi, il Lo Giudice si mostra totalmente aderente all'impostazione di fondo : il fallimento del marxismo come ideología chiusa, e la tragicita del comunismo come presunzione d'una redenzione politica della societá), quanto in una sottintesa idea della vera filosofía, che e sempre un discorso per l'uomo, per liberarlo non gia dai limiti deH'esistenza (che sono, poi, le condizioni della sua libertá concreta) sibbene dai ricorrenti, ed oggettívi, motivi di alienazione e spersonalizzazione, di servitu morale e culturale. Una filosofía — assunta come vera per la fre-quenza e per la costanza di questa funzione, per I'eificienza, e la rischiosita di questo compito — che deve dunque porsi o come consapevolezza epistemológica di tutte le scienze o (insieme, e per lo stesso motivo) come filosofia morale (nei due aspetti e momenti del discorso pedagógico e del discorso politico). Da questa filosofia e esclusa non gia ogni istanza soggettiva, interiore, spíri-tualística, etc., sibbene e assolutamente escluso ogni stile decadentistico e metafisico, interioristi-co (da sacrestia, o da salotto, o da segreteria di partito político). Una filosofia per l'uomo (non per l'uomo astratto, ma per l'uomo individúale concreto, storícamente determinato, che ha da
negare e superare una storicamente precisabile alíenazione, e dunque ha da interiorízzare e comprendere motivi speciflci e storicamente determi-nati di questa alíenazione), una filosofia per l'uomo, dunque, si configura come discorso scienti-fico-sperimentale, o, se vogliamo usare termini antich^i, come discorso problemático, ad andamento ipotetico-deduttivo. Da questo punto di vista, la « nuova filosofia » né e nuova né e filosofia. Tuttavia, i suoi temi (ingenuamente assunti come II illuminazioni ») e i suoi problemi (dilet-tantisticamente assunti saltando a pie' pari il rigo-re e la struttura del criticismo e dello storícismo contemporanei) non sono temi e problemi di poco conto, perché trattano della soprawivenza (morale e fisica, culturale e politica, individúale e sociale) dell'uomo.
Quindi, questo lodevole lavoro di Santi Lo Giudice non si pone dalla parte opposta a lavori come quello di Francois Aubral e Xavier Delcourt. Questo Breve documento non e una defensio : attraverso Vexpositio l'autore trova i propri limiti, il chiuso muro d'un vicolo cieco, in quanto un filosofare di questo tipo (cioe come quello dei nuovl filosofi, e dei relativi difensori e detrattori) e una esperienza limitata perché compiuta: non c'é piu niante da dire, anzi, forse, e stato anche inutile il dire. Ma la verita sta né da una parte né dall'altra, e non gia perché sia eclettica o acco-modante, sibbene perché essa, la verita, consiste in un processo: quel processo veritativo che e, appunto, la Ragione, intgsa, ancora una volta, non come qualita o sostanza assoluta (che possa esi-stere o come Stato assoluta o come interiore esigenza dell'individuo . . . ), ma come razionalita, owerossia come processo di razionalizzazione, come integrazione dialettica del soggettivo e del-l'oggettivo, come tensione interattiva fra momen-ti opposti eppero contraddittori dell'esperienza, verso la delineazione di forme, o leggi, trascen-dentali, che, nella loro trascendenza normativa, garantiscano e potenzino quella capacita di tra-sformazione e di controllo nella quale si definisce la conoscenza, cioe l'uomo.
Mamo Manno
Santi Lo Giudice, nato in Antillo (Me) nel 1946, laureatosi a pieni voti in pedagógia, borsista alla cattedra di filosofia presso la Facolta di Ma-gistero dell'Universita di Messina, e in atto con-trattista presso l'Istituto di Filosofia di questa Universita.
Maturato alla scuola di Mario Manno, oltre a numerosi articoli apparsi su vari quotidiani, e atuore dei seguenti saggi; « Verita e Interpretazione in Luigi Pareyson » (Messina 1975), « Il compoiiamento trascendentale secondo Mario Manno » (Catania 1976), « Considerazioni su il Caso e la Necessita di Jacques Monod » (Roma 1976).
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