AD Aprile 1998

Fülszöveg

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In questo numero
Fuggire dal caos della cittä, uscire dallo schema delle abitu-dini, evadere insomma. É questo uno dei desideri piü senti-ti di questi anni. Eppiire anche le mete piü esotiche non of-frono quasi piü nulla che ci possa stupire, e catapultarsi dall'altra parte del mondo é dopo tutto piü una fatica che un sollievo. Se poi oggi la moderna tecnología permette di calarsi immediatamente nella realta di luoghi remoti, viag-giare stando fermi é in fondo sempre stato possibile attra-verso la decorazione, che permette, con l'aiuto della fantasia, di abitare in un luogo per vivere in un altro.
Che sia il viaggiatore immaginario, colui che vaga con la mente nel chiuso della propria stanza, il nuovo esploratore, il nuovo eroe della nostra época? É a lui che parlano ogget-ti, mobili o dipinti di provenienza lontana. Cosi, nella sua residenza parigina, Gérard Trémolet, guidato dalla memoria di una infanzia trascorsa in Algeria, ha ritrovato, attra-verso la vivacita delle... Tovább

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In questo numero
Fuggire dal caos della cittä, uscire dallo schema delle abitu-dini, evadere insomma. É questo uno dei desideri piü senti-ti di questi anni. Eppiire anche le mete piü esotiche non of-frono quasi piü nulla che ci possa stupire, e catapultarsi dall'altra parte del mondo é dopo tutto piü una fatica che un sollievo. Se poi oggi la moderna tecnología permette di calarsi immediatamente nella realta di luoghi remoti, viag-giare stando fermi é in fondo sempre stato possibile attra-verso la decorazione, che permette, con l'aiuto della fantasia, di abitare in un luogo per vivere in un altro.
Che sia il viaggiatore immaginario, colui che vaga con la mente nel chiuso della propria stanza, il nuovo esploratore, il nuovo eroe della nostra época? É a lui che parlano ogget-ti, mobili o dipinti di provenienza lontana. Cosi, nella sua residenza parigina, Gérard Trémolet, guidato dalla memoria di una infanzia trascorsa in Algeria, ha ritrovato, attra-verso la vivacita delle scelte cromatiche, il tripudio dei co-
lorí típicí dei mercati delVAfrica settentrionale. Arredi eso-tici e tessuti pesantí e preziosi lo conducono poi lungo i sentieri di un Oriente favoloso.
Ma c'e anche chi ha deciso di abbandonare veramente le consuetudini di vita occidentale per immergersi in una natura ancora selvaggia. John Heaton, per esempio, appassionato di antropología e culture tribali, si é trasferito in Guatemala. Li, nel cuore della foresta pluviale, ha costruito, ri-prendendo la tradizione dell'architettura della regione, il Rancho el Corozal: un rifugio lontano dalla civilta, dove mancano persino luce elettrica e acqua calda.
Comunque, anche senzafare troppa strada, si puo com-piere un vero viaggio, non solo nello spazio, ma anche nel tempo. La villa ristrutturata da Toni Vacella Sensi nella campagna umbra ci riporta infatti alia misura di un'ele-ganza antica che si dipana sui ritmi della civilta contadina.
Ettore Mocchetti
Anche se nel Rancho el Corozal di John Heaton, nella foresta pluviale del Guatemala, non ci sono né acqua calda né luce elettrica, chi lo frequenta lo considera comunque una sorta di paradiso. "La mia casa é completamente isolata, e io non conduco vita sociale; i miei amici, che ven-gono a trovarmi da lontano, possono fare quello che vogliono e semplicemente essere se stessi: qui non occorre portare una maschera", dice il proprietario. Non é stata un'impresa facile erige-re i tre bungalow che costituiscono il Rancho el Corozal: il materiale é stato trasportato nel can-tiere su canoe. II mezzo di comunicazione naturale, infatti, é il nu-me, dove fin dalle prime ore del mattino sci-_ ^^^ __ volano i cayuco, che por-
3 S^^MaiaBl tano gli uomini al la-John Heaion voro, al mercato e alie fonti d'acqua. Heaton ha eseguito i disegni e im-partito istruzioni su come leggerli. "Mi sono ispi-rato all'architettura della regione: in particolare ho ripreso i pavimenti di legno e la linea aguzza del tetto, ma ho recuperato anche spunti della cultura deU'Indonesia e del Messico". Pagina 138.
Una grande passione per la cultura neoclassi-ca, coltivata attraverso due decenni di ath-vita antiquariale, traspare nel lavoro di Andrea Burroni, interior designer di origine senese che ha scelto Padova come citta d'adozione. La sua residenza, situata all'ultimo piano di un edificio costruito nel 1929, puo essere considérala la summa del suo códice d'espressione, del suo fare estroso. Un percorso articolato, sempre diverso ma condotto dalia passione per la classici-ta. Ali'ingresso, la scala e dominata da un'onda montante di ex libris, soltanto u-na parte della collezione di oltre tremiia pezzi che Andrea Burroni ha incominciato a raccoglie-re fin da giovanissimo. Nel salone sono sparsi pezzi d'epoca neoclassica, disegni e ricordi mi-niaturizzati di grandezze da Grand Tour; la stanza da letto, invece, spalanca nuovi mondi, ispi-randosi alia Russia ottocentesca. Pagina 146.
" T a forza dei ricordi mi ha spinto a dipinge-J_j re di bianco le pareti della mia residenza londinese", racconta Florence Lim. "Per tutta la vita, infatti, ho abitato in residenze caratterizza-te dalle tonalita chiare e dalla luminosita". 1 colo- Vissza